Tradizionalmente relegata nei recessi della casa e affrontata dai progettisti con piglio pragmatico, la stanza da bagno immaginata dalla designer si trasforma in un tripudio di forme sinuose e di colori. E in un luogo dove prendersi cura di sé ricercando pace e armonia.
Raffinata e decorativa, con bacini curvilinei ben raccordati alle colonne affusolate che li sostengono e che celano sapientemente le componenti idrauliche, la serie di sanitari Torena, caratterizzata da una texture rigata ispirata apparentemente alla struttura lamellare dei funghi, è la prima firmata da Antonia Campi (Sondrio, 1921 - Savona, 2019) per la Società Ceramica Italiana di Laveno (VA). Progettata nel 1958, messa in produzione l’anno successivo e commercializzata anche con marchio Richard-Ginori nei primi anni Settanta dopo la fusione delle due aziende, Torena è esposta al Museo del Design Italiano di Triennale Milano.
Museo del Design Italiano, foto di Gianluca Di Ioia
Il sodalizio tra l’artista-designer di origini valtellinesi detta Neto e la manifattura affacciata sul Lago Maggiore risale all’immediato dopoguerra, nel 1947, con l’assunzione di Campi in qualità di “operaia-disegnatrice”. “Di fatto”, ricorda la storica Anty Pansera in una monografia a lei dedicata (Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato, Silvana Editoriale, 2008), Campi era “addetta alla preparazione dei cataloghi destinati ai commessi viaggiatori” e aveva ben presto assunto maggiori responsabilità e grande libertà di creare forme nuove, applicando gli esiti delle esperienze artistiche europee alla ceramica d’uso, in particolare alla terraglia forte. Il principale motore di questa evoluzione era stato il direttore artistico della SCI Guido Andlovitz, che aveva intuito la portata del suo talento e nel 1951 le aveva affidato un incarico prestigioso: la realizzazione di un grande fregio in ceramica smaltata per la IX Triennale, parte di un progetto che aveva come scopo l’esplorazione delle potenzialità insite nella collaborazione tra l’architettura e le arti figurative. Il pannello, largo oltre tre metri e formato da vari pezzi assemblati tra loro a formare un paesaggio astratto, venne sistemato in cima allo Scalone d’Onore, al centro della parete, illuminato dal grande arabesco al neon Luce spaziale di Lucio Fontana.
IX Triennale, Scalone d'onore, allestimento degli architetti Luciano Baldessari e Marcello Grisotti. Al centro, ceramica di Neto Campi e base dipinta di Giuseppe Ajmone. Sul soffitto, installazione luminosa di Lucio Fontana, foto Aragozzini, Triennale Milano Archivi
Se nel primo decennio trascorso alla SCI di Laveno Campi aveva messo la sua cultura artistica e la sua originalità a servizio di oggetti di dimensioni contenute – vasi, piatti, servizi da tè e da caffè dalle linee ardite che spesso rimandano al mondo vegetale e animale, come per esempio il celebre Gallina (1950) –, alla fine degli anni Cinquanta comincia a dedicarsi ai sanitari, di uso altrettanto quotidiano ma più voluminosi. Il suo ingresso nell’universo del bagno, con la serie Torena, è fragoroso: la stanza più bistrattata della casa, spesso arredata in maniera spartana e poco visibile perfino sulle pagine delle più autorevoli riviste di architettura, diventa un ambiente da vivere, luminoso e accogliente, anticipando un trend affermatosi in futuro. Azioni banali come lavarsi o espletare i propri bisogni fisiologici vengono viste come momenti di piacere e di relax, da trascorrere a stretto contatto con oggetti d’uso in grado di raccontare una storia e di suscitare meraviglia, in accordo con un’idea dell’arte e del progetto che la designer Compasso d’Oro alla carriera nel 2011 ha conservato per tutta la vita. “Dopo il rigore meccanicistico e riduzionistico del Bauhaus e dopo la liberazione ludica di Memphis”, scrive Pansera sempre nella sua monografia, “penso che oggi il Design, che è una disciplina dalle origini poetiche, debba soprattutto produrre scelte formali che trasmettono segnali positivi di armonia e di rispetto per la vita”.
IX Triennale, Scalone d'onore, allestimento degli architetti Luciano Baldessari e Marcello Grisotti. Al centro, base dipinta di Giuseppe Ajmone; più in alto, ceramica di Neto Campi. Sul soffitto, installazione luminosa Luce spaziale di Lucio Fontana, foto Farabola, Triennale Milano Archivi
Le serie di lavabo, wc e bidet successive a Torena dimostrano una continuità nell’utilizzo del colore sfidante, a incorporare motivi organici o elementi decorativi ripresi dall’arte antica. Cervino (1960), presentato nel catalogo all’interno di un bagno rivestito in legno di ispirazione tirolese, affianca al bianco tradizionale una serie di tinte forti, dall’azzurro al verde e al giallo. Tabor, dello stesso anno, scelto anche dal negus Hailé Selassié per la sua reggia di Addis Abeba, ha come elemento caratterizzante il decoro neoclassico ma si ricorda anche per un’innovazione tecnica ovvero il sifone nascosto all’interno del lavabo. La serie Conchiglia, progettata nel 1965, ha una forte componente narrativa e associa al lavabo a forma di mollusco che può ricordare certe vasche di epoca romana o rinascimentale un water e un bidet con intrecci vegetali in rilievo.
A comprova dell’apprezzamento verso il suo operato, nel 1962 Campi è nominata direttrice artistica della SCI, succedendo al suo mentore Andlovitz come prima donna in un ruolo solitamente riservato a figure maschili. In seguito e fino al 1978, assume il ruolo di guida del Centro Artistico unificato della SCI e della Richard-Ginori e la responsabilità artistica di tutti i prodotti, incarichi portati avanti sempre con passione e con il consueto gusto per la sperimentazione.