Come arrivare preparati alla performance degli Esecutori di Metallo su Carta
Nel giorno che diverrà notte di Everything Everywhere All at Once, la festa a forma di festival diffuso organizzata nell’anno del centenario di Triennale Milano ci sarà anche l’ensemble degli Esecutori di Metallo su Carta, che si esibirà prima sul balcone all’ingresso del Palazzo dell’Arte, nel ruolo di muezzin che richiama alla moschea dal minareto, e in seguito in Teatro come sacro officiante orchestrale.
19'40'', Enrico Gabrielli, Francesco Fusaro, Sebastiano De Gennaro, courtesy di Marina Benetti
L’ensemble di musica anticlassica fondato nel 2016 da Enrico Gabrielli e Sebastiano De Gennaro è una delle cose più alte e popolari assieme accadute in quella zona grigia eppure coloratissima che divide, in maniera fluida e contorta, il pop dalla musica accademica.
Provo a raccontare meglio chi sono e cosa faranno il 23 settembre, non per togliere la magia della scoperta nell’ascoltatore, bensì per invitarlo a curiosare con la consapevolezza che si troverà di fronte a grandi musicisti con idee pazzesche, che loro stessi definiscono “strampalate”.
Questa è precisamente la parola che Gabrielli ha voluto usare per spiegare il significato di “musica anticlassica”:
Non vuol dire niente, ma tra le righe di questo niente – nella nostra testa – ci occupiamo di musica ante-classica, cioè che ancora non lo è ma potrebbe diventare classica un giorno.
Continua: “La nostra ambizione, presuntuosissima, è fare una collana discografica che rimanga, che nel futuro divenga una nuova frontiera del genere”. Il nome della collana – attenzione: non è un'etichetta discografica – è 19’40’’. Potrebbe essere “l’ora X”, o semplicemente un numero da affrontare con piglio sciamanico, da numerologia. Invece – o forse proprio per questo – è il nome scelto, mutuato da un lavoro di Gabrielli e De Gennaro su John Cage: “19’40’’ è un numero non a caso. Viene da un disco di brani scritti nel 1940. I due lati del vinile duravano proprio 19 minuti e 40 secondi”.
Esecutori di Metallo su Carta play Arcade Music in Milan, foto di Giambattista Turla
Quando Gabrielli dice “non a caso” è perchè afferma implicitamente che ci sia, nell’approccio dell’ensemble, un tentativo di unire due piani che il mondo di oggi – tecnocratico e iper illuminista da un lato, pagano e credulone dall’altro – divide in maniera polarizzata. Gli Esecutori rivendicano come pilastro del proprio lavoro la ricerca, “una ricerca scientifica”. Esatto: scientifica. Senza però negare il resto. Gabrielli: “Quello che si auspica, dopo il Covid, è l’unione, il fraintendimento felice delle categorie scientifiche e non scientifiche”.
A dirigere questo dipartimento autogestito di studio e recupero musicale con la testa aperta alle vibrazioni, ci sono – oltre a Gabrielli e al già menzionato De Gennaro – Francesco Fusaro, dj della londinese NTS Radio, musicologo e compositore. Gabrielli spiega che “spesso ci sono spunti che arrivano da lui, perché lavorando in radio conosce bene certe cose che in Italia non arrivano”. E poi Marcello Corti, direttore d’orchestra che lavora in pianta stabile nell’Orchestra Sinfonica di Milano, il motore mobile dell’ensemble, ottimo direttore di programmi. Ecco il nucleo di ricercatori della futura musica classica.
Esecutori di Metallo su Carta play Histoire du Soldat in, foto di Giambattista Turla
Spiega Gabrielli: “Io dichiaro che noi siamo gente che fa ricerca per il popolo, non sperimentazione fine a se stessa. Ha più a che fare con la scienza. Cerchiamo cose utili. Non un’idea astratta di musica alta che è per nessuno. Ci interessa moltissimo la gente che non capisce niente di musica colta, la popolazione umana anche nella sua più completa ignoranza, il nostro pubblico migliore è chi non conosce affatto la musica classica”.
È per questo che il ruolo dell’ensemble, dalle 16 alle 20 di sabato 23 settembre 2023, sarà quello del muezzin che richiama alla moschea dal minareto. La prima parte dell’esibizione per Everything Everywhere All at Once sarà una performance d’arte pubblica: le casse saranno direzionate sulla piazza antistante l’ingresso al Palazzo dell’Arte di Triennale, il flusso sarà costante, sarà curioso vedere come reagirà la gente di passaggio e quelli pronti a entrare. Gabrielli: “È così che la musica suonata con strumenti classici può durare nel tempo. Altrimenti la sua strada è quella di morire in una sala concerto”.
Esecutori di Metallo su Carta play Plantasia, foto di Gianfilippo Masserano
Quando gli dico che abbiamo fatto il massimo per preservare la natura acustica del progetto e dunque la fruibilità della loro esibizione, con il rischio però che l’entropia dei tanti altri contenuti possa in qualche maniera non rendere ottimale al cento per cento l’ascolto, Gabrielli sfoggia un amabile linguaggio da retroterra punk: “La musica acustica ha sempre un problema di protezione zoologica, ma va bene anche che non sia così. Datela in pasto ai leoni, che la sbranino”.
Il repertorio sarà incentrato su alcune pubblicazioni di 19’40’’, come la ultima dedicata alla Black-Classical, Musica Spirituale e Musica Politica. Sarà eseguito da Yoko Morimyo (violino/viola), Camillo Vittorio Lepido (violoncello), Alberto Longhi (clarinetto), Damiano Afrifa (pianoforte), Marcello Corti (direzione e coordinamento), con la partecipazione di Francesca Biliotti (contralto).
L'esecuzione pomeridiana è inframezzata dalla rivisitazione elettronica di Francesco Fusaro del disco “Paesaggi Intravisti” di Mauro Bortolotti e Walter Branchi [Edipan], realizzato in occasione della mostra Il luogo del lavoro, XVII Triennale di Milano.
Alle 22 l’ensemble al completo – ai musicisti già citati si affiancheranno Gabrielli (sassofono, clarinetto, organo transistor e pianoforte), De Gennaro (percussioni), Alessandro Grazian (chitarra), Maxine Rizzotto (pianoforte) e Francesco Fusaro (elettronica e voce recitante) - si sposterà in Teatro per eseguire un affascinante programma intitolato Il Suono del Cantiere Triennale, dedicato a compositori milanesi nati e cresciuti in epoca appena precedente alla costruzione di Triennale e del suo immaginario pre-fascista. Tra questi anche una compositrice nata e morta a Brivio, in Brianza, Giulia Recli, alla quale è dedicato un premio assegnato dal Conservatorio di Milano.
Esecutori di Metallo su Carta play Professor Bad Trip in Milan, foto di Giambattista Turla
Spiega Gabrielli: “I brani che eseguiremo risalgono ai primi cinquant’anni del 1900, ma abbiamo voluto scegliere compositori nati prima della costruzione di Triennale e anche dell’immaginario monumentale fascista della stazione di Milano”. Continua: “C’è una generazione che ha operato in un’epoca misconosciuta, molto lontana, però fondamentale per la generazione di Bruno Bettinelli, che ho avuto la fortuna di conoscere poco prima che morisse: è stato il maestro di Riccardo Muti, Claudio Abbado, Maurizio Pollini, Bruno Canino. Di tutti i grandi. Lui è rimasto più celebre come esponente della didattica, frustrato perché percepito come docente e non come compositore, un po’ come Ennio Morricone per la musica colta. Chi ha visto il film Ennio sa di cosa parlo”.
Gli chiedo di raccontarci un aneddoto legato al protagonista recuperato in questo programma. “Uno interessante è Ildebrando Pizzetti, lui compositore di fascia politica diversa. Era molto vicino a Gabriele D’annunzio, a un passo dal fascismo”. La sua voce è politicamente contraria a gente come Fiorenzo Carpi, anch’egli in programma. “Il padre Aldo, pittore, venne deportato nel campo di concentramento Gusen I a Mathausen”, racconta Gabrielli. “Di suo faremo Un caso clinico, musica di scena per un racconto di Dino Buzzati, messa in scena da Giorgio Strehler al Piccolo Teatro nel 1953. Eseguiremo per la prima volta in assoluto dal vivo le musiche di scena: abbiamo invitato la famiglia e speriamo che la figlia Martina possa essere con noi”.
Francesco Fusaro live at Tate Modern, foto courtesy di NTS Radio
Di Giulia Recli verranno eseguiti i Bozzetti Popolari. E per quanto questi compositori siano spesso spariti dai radar, talvolta è perché non ne associamo il nome a musiche estremamente note. È il caso di Roberto Lupi, autore della sigla della fine delle trasmissioni Rai (per coloro che se la ricordano). Racconta Gabrielli: “Eseguiremo L’aria di Saturno. E alcuni estratti del suo manuale di Armonia Gravitazionale”, a proposito di scienza e no. “Una persona che ha cercato di reinventare il corso della storia della musica, lo stesso Carpi ha detto che era un vero genio: lo riproponiamo per dargli luce”. L’ensemble chiuderà con composizioni di Giovanni Dazi – “quello della Madunina, per intenderci”.
L’auspicio è che questa ricerca, eseguita dal vivo all’interno di Everything Everywhere All at Once il 23 settembre, diventi anche un disco. A documentare un centenario in cui fare i conti con il proprio passato, costruendo però la musica classica del futuro. Che i segni sul pentagramma siano sintomi: anche metallo e carta possono generare vibrazioni cosmiche e scientifiche assieme.