L'illustratore Shout racconta il processo creativo per la realizzazione dell'immagine del Festival FOG
FOG Triennale Milano Performing Arts, arrivato oggi alla sua quarta edizione, è il festival di arti performative di Triennale Milano Teatro che dal 2018 presenta al pubblico le espressioni più affascinanti, ibride e non convenzionali del teatro contemporaneo, della musica e della danza a livello nazionale e internazionale, con una forte vocazione multidisciplinare.
FOG è omaggio ironico e romantico all’immaginario milanese, ma soprattutto segno di scoperta, rischio e sorpresa che richiama un paesaggio dove i sensi si amplificano, la visione si fa poetica, incerta e immaginifica, i confini mutano, la dimensione temporale apparentemente sospesa lascia spazio all’ascolto e alla riflessione. La nebbia offre un modo altro di guardare e ascoltare, creando immagini insolite e sorprendenti. Un festival, dunque, in ascolto della città e del mondo.
Per restituire l’immaginario del festival Umberto Angelini, Direttore artistico di Triennale Milano Teatro e Chief Curator per teatro, danza, performance e musica di Triennale Milano, ha chiesto all’illustratore Alessandro Gottardo (in arte Shout) di creare un artwork dal tono evocativo, surreale e ironico, che valorizzi la dimensione poliedrica e vivace di FOG.
Abbiamo chiesto ad Alessandro Gottardo di raccontarci come ha vissuto questa sfida.
FOG è un festival di arti performative che presenta il meglio della scena contemporanea. Sappiamo che sei un appassionato di teatro, avevi mai realizzato un progetto artistico che restituisse un immaginario di questo tipo?
Ho realizzato diversi poster di festival, come quello per il festival del Cinema di Pesaro, o il poster per il festival della Musica di Savannah o ancora quelli per le stagioni del San Francisco Symphony, ma mai per un festival teatrale di questo tipo, quindi è la prima volta.
L’immaginario legato a FOG è molto evocativo e il tuo artwork ne ha rivelato una rilettura in chiave ironica. In che modo hai affrontato la sfida che ti è stata consegnata?
Mi sono state d’aiuto le foto d’archivio dei precedenti spettacoli. Tra i bellissimi scatti che ho visto, mi hanno colpito quelli de L’Effet de Serge di Philippe Quesne, meraviglioso e suggestivo. Senza aver visto lo spettacolo, dove si vede un uomo in tuta da astronauta che cammina in un mezzo a un bosco nella nebbia, ho comunque provato a immaginarlo. Ma sono stati d’ispirazione anche gli scatti di altri spettacoli come OTTO di Kinkaleri, dove si vede un uomo a terra che tiene in mano alcuni palloncini rossi che volano a mezz’aria, o le immagini di Le melancolie des Dragons di Philippe Quesne. In maniera un po' stanislavskiana, per calarmi nella parte ho tenuto bene a mente il patrimonio visivo delle precedenti edizioni di FOG. Amo il teatro danza di Pina Baush e quello immaginifico e surreale di Bob Wilson, per fare due esempi, per cui ho voluto che la mia immagine restituisse e provasse a restituire la stessa magia.
Da dove provengono le visioni e suggestioni che hai riportato su carta per questo artwork? Cosa ha catturato la tua attenzione?
Semplificando, posso dire che ogni immagine che creo nasce dal tipo di vita che conduco, dai libri che leggo, dai viaggi che faccio (o meglio, facevo), dalla musica che ascolto e così via. Contrariamente a quello che si può pensare, il cinema non è una mia fonte di ispirazione, ma più di distrazione. Preferisco creare le immagini lasciandomi ispirare da un testo o da un pezzo musicale strumentale, piuttosto che da altre immagini.
In questo senso, però, il teatro fa eccezione rispetto al cinema. L’energia degli attori riesce a darmi sempre una scarica di creatività e quando esco da uno spettacolo che mi è piaciuto, capita che abbia voglia di tornare a casa per disegnare.
Poi ci son registi visivi tipo Fellini o Greenaway che mi colpiscono più di altri, ma forse in maniera meno consapevole rispetto ad altre fonti di ispirazione.
Pensi che l’illustrazione possa essere uno strumento di narrazione come possono esserlo le arti performative?
Certamente. L’illustrazione vorrebbe raccontare una storia con una singola immagine. La differenza tra un’illustrazione e un fumetto è la stessa tra una short novel e un romanzo. Le storie brevi cercano di dire molto con poche pagine, l’illustrazione prova a fare la stessa cosa, ovvero dire molto con una sola immagine. Non ho dubbi sul fatto che questo modo di comunicare nel tempo diventerà sempre più popolare e amato.
Puoi descriverci il processo creativo che ti conduce alla realizzazione di un’illustrazione?
Per prima cosa comincio a documentarmi con fotografie che estrapolino il senso del brief, poi faccio una cartella con quello che trovo online partendo dai concetti chiave (nel caso di questo progetto non è stato necessario, poiché mi sono state fornite numerose immagini). Dopodiché indosso le mie cuffie con cancellazione del rumore attiva per ascoltare una delle mie compilation jazz e inizio a schizzare liberamente, provando a produrre più idee possibili. Una volta approvato lo schizzo da parte del committente, lo trasformo in definitivo con il colore. In genere, non appena inizio a colorarlo, ho già un’idea di come sarà una volta terminato.
Alessandro Gottardo (alias Shout), è nato a Pordenone nel 1977. Diplomato al Liceo Artistico di Venezia, ha completato gli studi presso il Dipartimento di Illustrazione dell'Istituto Europeo di Design di Milano. Collabora attivamente con numerosi clienti italiani e internazionali tra cui The New Yorker, TIME magazine, Newsweek, Saturday Evening Post, Le Monde, New York Times, Die Zeit, El Pais, Espresso, Einaudi, Coca Cola, American Express, VolksWagen, Loyds of London, Penguin Randome House, Little Brown, Simon & Shuster.
Il suo lavoro ha ricevuto numerosi premi tra cui quattro medaglie d'oro e tre d'argento dalla Society of Illustrator New York, la medaglia d'oro dalla Society of Publication Designer, il D&AD Graphite Pencil e il Cannes Bronze Lion.
Ha all’attivo diverse mostre personali a Los Angeles, Montreal, Belgrado, Londra e in diverse città italiane, tra cui una retrospettiva a Palazzo Chiericati di Vicenza nel 2014.
È stato incluso da TASCHEN nell'antologia finale 100 Illustratori, e da Laurence King Publishing nell'antologia Fifty Years of Illustrations.
Ha due monografie che comprendono una selezione degli anni di lavoro: Mono Shout (279 Editions, Milano, 2010) e On Shout (279 Editions, Milano, 2014).
Nel 2016 è stato il presidente della Society of Illustrators Annual, prestigioso concorso professionale nel mercato dell'illustrazione che si svolge a New York.