Scrissi per la prima volta del lavoro di Inga Sempé per “T Magazine”, dove lavoravo come editor di design, nel 2007. Di questa designer mi affascinava l’assenza di ostentazione e la sua perseveranza nel preferire la funzionalità all’estetica. “Non penso mai prima all’aspetto estetico”, mi disse, “penso solo all’utilità”: un’affermazione brutalmente onesta rispetto alle motivazioni contorte con cui per anni certi designer giustificano i loro progetti esoterici.
Courtesy Inga Sempé
Non sorprende dunque che il progetto di Sempé in Triennale Milano racconti la filosofia della designer in modo insolitamente semplice: una piccola casa, realizzata in collaborazione con studio A/C, di circa centocinquanta metri quadrati, le pareti realizzate con i tessuti che la designer ha ideato per l’azienda danese Kvadrat, e le stanze riempite degli arredi e oggetti prodotti per svariate aziende manifatturiere europee e scandinave dai primi anni del 2000.
Non penso mai prima all’aspetto estetico, penso solo all’utilità
L’ingresso, dice, si affaccia sul soggiorno, dietro cui si trovano un bagno, uno studiolo, una camera da letto e una cucina. Spiega Sempé: “Volevo costruire una casa per la mostra, perché non mi piacciono le mostre in cui gli oggetti e gli arredi sono appoggiati sui piedistalli, come fossero sculture, e impongono così di essere contemplati quali capolavori inestimabili. Lo trovo piuttosto noioso, e non voglio essere vista come se fossi un’artista, non mi serve; essere una designer industriale mi basta”. A proposito della casa, Sempé dice, “Volevo apparisse fresca di vita, come se il proprietario, uscito per comprare il pane, avesse avuto un infarto o un incidente, investito da un’automobile… i visitatori sarebbero come dei poliziotti che si aggirano per casa in cerca della sua carta d’identità… quindi troveranno briciole, telecomandi buttati sul divano, fatture sulla scrivania, avanzi in frigo. Non che il proprietario debba per forza morire: potrebbe essersi solo rotto la caviglia. Quindi potrebbero esserci dei calzini sparsi”.
Inga Sempé. La casa imperfetta, installation view, foto di Gianluca Di Ioia
Al di là dei calzini, scherzosamente menzionati da Sempé, l’installazione offre una panoramica completa sugli arredi e gli oggetti da lei progettati. L’eterea lampada da terra plissettata, disegnata nel 2002 per l’azienda italiana Cappellini, visivamente opposta alla Step-ladder chair, progettata nel 2007 per l’azienda parigina VIA, ovvero una sedia-scaletta con schienale telescopico che si allunga fino a diventare una sponda di sicurezza. Un approccio più tradizionale al comfort si ritrova nel divano Moël, realizzato nel 2007 per la francese Ligne Roset. Per la stessa azienda, la collezione Ruché (2010-2014), caratterizzata dal contrasto tra la struttura lineare in legno e la soffice imbottitura, propone sedute moderne. Le piccole mensole Balcon, Belvédère e Bénitier, realizzate per Moustache nel 2011, invitano a una disposizione più estrosa, mentre il vassoio e la ciotola in sughero Torno sono “punti di raccolta e deposito per qualunque oggetto”.
Vitrail, Magis, courtesy of Magis
Le posate Collo-alto per Alessi (2015), sono sì eleganti ma con forme generose, mentre la collezione Varg presenta tratti scultorei: un bicchiere e una brocca in peltro e ottone con vassoio in pelle. Il talento di Sempé nel lavorare materiali semplici è evidente nella collezione di specchi Vitrail del 2018, prodotti per l’azienda italiana Magis, dove la designer abbina vetro trasparente e colorato, creando effetti accattivanti. Parallelamente, le piastrelle Tratti, del 2014 per Mutina, sono piccole e quadrate, decorate con disegni a mano di grande fascino. Sempé va controtendenza con la cucina Column, realizzata per l’azienda danese Reform, caratterizzata da colonne a profilo curvo che fungono da maniglie, e con la lampada portatile Mousqueton per Hay. Se la maggioranza delle lampade portatili inseguono la tecnologia, Mosqueton, con il suo paralume svasato, sembra invece ispirarsi al design delle lampade antiche.
Il design non deve sembrare semplice, deve essere semplice
Ma la casa non contiene solo oggetti. Vi sono anche opere di Mette Ivers e di Saul Steinberg. Restare fedele al suo concetto di design è una priorità per Inga. L’idea di “rimanere con i piedi per terra” è importante. Il design “non deve sembrare semplice, deve essere semplice” e, aggiunge, “il mio obiettivo è creare oggetti che si vendano in negozio”. Potrebbero sembrare le parole di una designer senza ambizioni. O, nel caso di Inga, quelle di una designer che ambisce ad avere i piedi per terra. Questa filosofia non preclude la possibilità di disegnare cose meravigliose; significa, semplicemente, che nascono dalla logica.