Jonathon Keats racconta la Library of The Great Silence a Fontecchio, Abruzzo
Nel borgo abruzzese di Fontecchio, lontano dalle rotte più battute della regione, si trova una chiesa sconsacrata costruita sulle rovine di un tempio dedicato a Giove: Santa Maria della Vittoria. L’estate scorsa, durante una residenza d'artista, ho trascorso lunghe ore a spazzare i pavimenti di mattoni della chiesa abbandonata, eliminando i detriti che vi si erano depositati nel corso degli anni.
La chiesa ha catturato la mia immaginazione diventando ai miei occhi un monumento involontario alla transizione sociale: una sequenza millenaria di culture e sistemi di credenze casualmente conservati in un’architettura e oggi rivelati tutti insieme per via delle ingiurie del tempo. Se dei visitatori provenienti da un altro pianeta mi chiedessero di indicargli dei luoghi che rivelano talune sfaccettature della natura umana, potrei indirizzarli qui.
Di fatto, questa è la ragione per cui ho passato parte della mia estate in una nuvola di polvere ecclesiastica. Per un breve periodo nel mese di agosto Santa Maria della Vittoria è diventata il primo scenario di una struttura omnicomprensiva in cui esseri provenienti da ogni luogo potranno studiare le caratteristiche che sostengono o annientano le civiltà, dalla Terra alle estreme propaggini di Andromeda.
The Library of the Great Silence a Fontecchio
L’ho chiamata The Library of the Great Silence. La sua costruzione mi è stata ispirata dal premio Nobel per la fisica Enrico Fermi. Nel 1950, mentre parlava di extraterrestri con alcuni colleghi scienziati durante un pranzo, qualcuno disse che la vita intelligente doveva essere diffusa in tutto l'universo. A questa affermazione, com’è noto, Fermi replicò: "E allora dove sono tutti?".
Con questo dilemma, noto come il paradosso di Fermi, il grande scienziato ha richiamato l'attenzione sul fatto che probabilmente un universo affollato di alieni ci parrebbe piuttosto ovvio. Per spiegare l'assenza di contatti con gli extraterrestri, comunemente indicata come il "Grande Silenzio", gli scienziati hanno ipotizzato l’esistenza di un "Grande Filtro": la vita intelligente deve superare una o più soglie tecnologiche cruciali per colonizzare lo spazio interstellare. Alcuni aspetti ancora ignoti del progresso delle società sembrano essere autodistruttivi per la maggior parte delle civiltà avanzate.
Il Grande Filtro ha guadagnato maggiore credibilità con l’accrescersi delle minacce esistenziali: dalla Guerra Fredda al cambiamento climatico antropogenico e all'estinzione di massa. Questo insieme di minacce suggerisce la possibilità che alcune civiltà abbiano evitato con successo certi rischi che potrebbero ostacolare il futuro di altre. Tutti possiamo imparare qualcosa da questa storia collettiva, data la nostra capacità di condividere esperienze dal significato potenzialmente esistenziale.
Lavorando in collaborazione con il SETI Institute, ho ideato The Library of the Great Silence come uno spazio collettivo per studiare le condizioni che caratterizzano la sopravvivenza e lo sviluppo di una civiltà. Dopo aver realizzato il prototipo di un ramo della Biblioteca a Fontecchio, sono alla ricerca di altri siti nel mondo con un passato ricco di storia che possa essere reindirizzato alla costruzione del futuro. Ognuno di questi rami sarà creato in collaborazione con le comunità locali. Uno di questi progetti è attualmente in corso in Ungheria; un altro sarà presto lanciato in Australia. Il quartier generale, ancora in fase di progettazione iniziale, sarà situato presso l'Allen Telescope Array nel nord della California, dove il SETI Institute sta conducendo la più completa ricerca di intelligenza extraterrestre mai intrapresa dal genere umano.
The Library of the Great Silence è essenzialmente un archivio di transizioni, come quella dal paganesimo al cristianesimo conservata nella chiesa di Santa Maria della Vittoria. Queste transizioni non sono necessariamente cambiamenti in peggio: l'importante è che abbiano un impatto duraturo. Gli utenti della biblioteca sono sollecitati a comprendere le implicazioni e le conseguenze di questi passaggi, che ispireranno le decisioni future.
Poiché la mia intenzione è quella di creare una biblioteca universale e accessibile a tutti, la collezione non si concentra su materiali scritti o immagini che dipendono dalla rappresentazione simbolica, ma si configura come un repertorio di oggetti. Gli artefatti vanno dalle asce preistoriche utilizzate dai primi ominidi per modificare il loro ambiente, ai blocchi di cemento con cui costruiamo le città moderne. Ci sono soldi, alcolici e pillole anticoncezionali, ma anche materiali esotici, come campioni di trinitite, il minerale creato dall'esplosione della prima bomba atomica. I pezzi tuttavia sono per lo più così comuni da risultare del tutto insignificanti al di fuori del contesto specifico. Ad esempio, il ramo di Fontecchio ha acquisito carte da gioco e pesce in scatola. Del resto, il gioco e la conservazione dei cibi hanno radicalmente cambiato il nostro mondo.
Non pretendo di essere un'autorità in materia di trasformazioni. Quando si tratta di questioni esistenziali, ognuno ha una prospettiva dinamica. Credo che il modo migliore per costruire una biblioteca sia lavorare in comune, instaurando un processo di nomina aperto. In Abruzzo, questo ha portato all'inclusione dei detriti prodotti dal terremoto che ha devastato L'Aquila nel 2009. La nomina è una forma di comunicazione che fa emergere temi importati, in questo caso il timore di ricostruire in condizioni geologiche che hanno ripetutamente decimato piccoli e grandi centri. La ricostruzione è un atto di speranza o di arroganza? E l'impulso che la anima ci aiuta a superare le avversità o aggrava la calamità?
La biblioteca è progettata per l’esame rigoroso di problemi senza soluzioni ovvie. Seguendo il processo di nomina, i materiali sono disponibili per la ricerca collettiva su fenomeni minacciosi per l’esistenza come la complessità e il superamento dei limiti. L’uso del linguaggio non è necessario: le relazioni tra i vari reperti sono espresse fisicamente tramite la presenza di semplici oggetti, quella di una leva, ad esempio, associata alla leva politica assicurata dal denaro.
SETI ATA foto di Jonathon Keats © Vincenzo Mancuso
I principi fisici della leva sono gli stessi ovunque, dalla Terra ad Andromeda. Oggetti come questo permettono l’interazione tra esseri di qualsiasi luogo, facilitando il dialogo intergalattico sugli eventi di filtraggio esistenziale – se non siamo soli, e ammesso che le creature appartenenti ad altri mondi non vengano sulla Terra portando con sé i loro manufatti.
Anche se non dovessimo mai ricevere la visita degli extraterrestri, un archivio materiale di trasformazioni avrà un valore globale che potrebbe essere sufficiente a prolungare la durata della civiltà umana. Manipolare oggetti significativi dal punto di vista esistenziale senza l'uso delle parole – e senza i presupposti di base del linguaggio o le limitazioni relative ai partecipanti alla conversazione – può facilitare la comprensione dei comportamenti umani che ci era sfuggita fin qui, e persino incoraggiare direttamente buone pratiche come la cooperazione. E lo sforzo collettivo di nominare e compilare materiali per The Library of the Great Silence può spronarci ad acquisire la consapevolezza della nostra precarietà, instillando in noi un maggiore senso di responsabilità.