Per il padiglione del Messico alla 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, Daniel Godínez Nivón, artista interessato al sapere indigeno, propone Saggio di Flora Onirica, opera che dà vita a piante immaginarie con l’aiuto di tecnologia e scienza. L’abbiamo intervistato per saperne di più sulla sua pratica e il suo rapporto con le tematiche alla base della 23ª Esposizione Internazionale.
Daniel Godínez Nivón
Nel lavoro di Daniel Godínez Nivón, fondamentale è il rapporto tra arte e pubblico, e il progetto presentato in Triennale si inserisce perfettamente su questa linea. Saggio di Flora Onirica è infatti frutto di un laboratorio realizzato con un gruppo di ragazze dell'orfanotrofio Yolia di Città del Messico, assieme alle quali l’artista ha svolto sessioni settimanali di meditazione, disegno e scrittura, volte alla condivisione dei propri sogni inerenti piante e scenari naturalistici. Il laboratorio, intitolato Propedeutica Onirica, è stato ispirato alla tradizione delle levatrici della comunità indigena Triqui di San Juan Copala, nello stato di Oaxaca nel Sud-Ovest del Messico, secondo la quale i sogni sono una fonte di insegnamento e apprendimento. Dopo due anni di laboratori alcuni botanici e illustratori scientifici sono stati invitati a effettuare uno studio di questa “flora onirica” ricavandone modelli e animazioni 3D.
Daniel, quanto è importante coinvolgere le persone nel tuo processo artistico?
Fondamentale! Ho iniziato a sviluppare questo approccio aperto al coinvolgimento del pubblico durante la mia formazione universitaria, approdando poi al progetto Tequiografías (2010 – in corso), sviluppato insieme all'Assemblea dei Migranti Indigeni (AMI) di Città del Messico. È stato in questa occasione che ho imparato a lavorare secondo la metodologia e l'etica del tequio, concetto di matrice indigena messicana che fa riferimento a una forma di lavoro collettivo volontario per il beneficio comune. Il tequio può assumere forme diverse: può significare ricostruire un edificio fatiscente o dipingere le pareti di un asilo. Io sono particolarmente interessato alla componente creativa che una pratica simile può sprigionare, nonché ai suoi aspetti relazionali. In questo senso, il mio ruolo come artista consiste nell’essere un ponte o un mezzo per riflettere sui linguaggi con cui si trasmette la conoscenza. Per ricollegarmi all'opera che ho presentato alla 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, penso alla mia pratica artistica come a una serra con tante piante diverse, in cui avvengono processi complessi di trasformazione quasi alchemica che richiedono sostanze e condizioni adatte. Le piante si trovano a convivere, a mescolarsi tra di loro in un ambiente favorevole. In questo rileggo anche il mio rapporto con il pubblico: sono aperto a innesti provenienti dall'esterno, le mie idee richiedono ulteriori idee, così come è probabile che queste altre idee possano beneficiare delle prime, un po' come accade con il polline che si mescola in primavera, dando vita a varietà naturali sempre più forti e prospere.
Reina, Essay on Oneiric Flora, 3D Modeling, 2020
Già che lo hai menzionato, approfondiamo il progetto che hai presentato alla 23ª Esposizione Internazionale. Nello specifico, Saggio di Flora Onirica è stato possibile anche grazie alla collaborazione con scienziati e botanisti; come si è svolto questo processo?
Dopo aver osservato la serie di disegni di piante e fiori emersi nell’ambito del laboratorio Propedeutica Onirica, ho deciso di contattare la Facoltà di Scienze dell’Universidad Nacional Autónoma de México per avere una consulenza da parte di biologi, botanici e illustratori scientifici sul progetto. Il mio fortunatissimo incontro con il biologo e illustratore scientifico Aldi de Oyarzabal mi ha poi portato a dialogare con alcuni professori che, sin da subito, si sono dimostrati curiosi e molto interessati, volendo iniziare a identificare le possibili famiglie a cui ogni pianta apparteneva. È allora che è nata l'idea alla base dell'opera, che prevede non solo l'illustrazione scientifica di ciascuna pianta, ma che immagina anche il processo di sviluppo cui è stata sottoposta, indagandone le sembianze passate e quelle future, interrogandosi sulla possibile forme dei semi come sullo spessore delle foglie, analizzando il rapporto reciproco delle piante nei sogni, ecc. Dopo questo lungo lavoro di ricerca e speculazione scientifica, ho collaborato con l'artista Adrián Gama per la realizzazione dei modelli in argilla di ogni pianta, e poi con l'artista multimediale David Camargo per la creazione della proiezione olografica. Infine, il musicista Fernando Vigueras ha realizzato il sound design dell'opera, ispirato alle evocazioni sonore e alle descrizioni dei sogni delle ragazze dell'orfanotrofio. Come è evidente, ho cercato di dar vita a un lavoro polifonico e complesso, tenendo sullo stesso livello un approccio scientifico e il sapere indigeno messicano.
Questo è un ottimo spunto di riflessione; in che modo la visione tradizionale del sapere indigeno può andare d’accordo con un punto di vista scientifico?
Le condizioni economiche, politiche, storiche, sociali e culturali hanno da sempre privilegiato la scienza occidentale come visione dominante rispetto ad altre. In diversi villaggi del Messico, per esempio, ci sono tutt'oggi ostetriche e medici tradizionali che utilizzano i sogni come strumento di sapere per le loro attività. Saggio di Flora Onirica fa appello al dialogo di punti di vista che normalmente non si toccano, riflettendo su modalità di lavoro collettive e di conoscenza condivisa. Non si tratta di far prevalere un modello sull'altro, di un conflitto tra scienza e fantasia, ma di un comune dialogo tra le due parti. Non ritengo esista un solo modo di fare e intendere la scienza. Questa può essere influenzata dai sogni e può trovare nei sogni spunti di riflessione in grado di aprire nuovi orizzonti.
Essay on Oneiric Flora, Scientific Illustration by Marco Antonio Pineda. Mixed media. 2020