Vestirsi per un viaggio alla scoperta dell'ignoto: come nascono le tute degli astronauti
"Questa nazione dovrebbe impegnarsi a raggiungere l'obiettivo, prima della fine di questo decennio, di riuscire a far atterrare un uomo sulla luna riportandolo poi sano e salvo sulla terra".
Nel 1961, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy annunciò il nuovo obiettivo del programma spaziale americano. Questa sfida ambiziosa era, ovviamente, più facile a dirsi che a farsi. Subito dopo le parole del presidente, più di 400.000 ingegneri e tecnici cercarono di renderlo possibile, portando a termine la missione solo otto anni dopo.
Gli scienziati hanno studiato una particolare strategia che fino ad allora non era mai stata presa in considerazione: costruire una tuta spaziale che consentisse a un essere umano di sopravvivere sulla Luna. Tecnicamente parlando, gli ingegneri spaziali erano brillanti, ma con un'esperienza minima da cui attingere per lo sviluppo di questo nuovo tipo di tuta per sopravvivere su un altro mondo: gli riusciva molto più semplice progettare razzi piuttosto che questi indumenti funzionali.
© NASA
"Questa nazione dovrebbe impegnarsi a raggiungere l'obiettivo, prima della fine di questo decennio, di riuscire a far atterrare un uomo sulla luna riportandolo poi sano e salvo sulla terra".
Diamo per scontato ogni giorno l’apparente semplicità dei nostri movimenti. Saranno proprio i primi progetti delle tute spaziali a evidenziare quanto in realtà la fisica sia complessa, considerato che nell’atmosfera della Luna ogni movimento deve essere pianificato e misurato meticolosamente.
Grazie agli appaltatori selezionati della NASA, Hamilton Standard e International Latex Company (alias ILC/Playtex), case ingegneristiche specializzate nell'abbigliamento spaziale, è stato possibile trovare una ragionevole via di mezzo tra un'armatura ingombrante e l'abbigliamento terrestre. Questa collaborazione ha portato a una serie di design innovativi, parti dei quali sono ancora in uso oggi.
Questa serie di fotografie con flash stroboscopico mostra alcuni dei numerosi test di movimento e range di movenze eseguiti dalla NASA e dai team di sviluppo delle tute spaziali per valutare la funzionalità dei loro progetti.
Le varie tute erano composte da più strati, di cui uno con riscaldamento e raffreddamento ad acqua (per la regolazione della temperatura), un altro completamente pressurizzato con giunti flessibili e un capo esterno per proteggere dall'ambiente esterno e dalle temperature estreme (che possono oscillare tra ca. -180o e 130o Celsius!).
Dal 20 maggio al 20 novembre 2022 vieni a scoprire la 23ª Esposizione Internazionale dal titolo Unknown Unknows. An Introduction to Mysteries, curata da Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer all'Agenzia Spaziale Europea.