Never Twenty One
Smaïl Kanouté
Riprendendo l’hashtag #Never21 lanciato dal movimento Black Lives Matter, il lavoro di Smaïl Kanouté – per la prima volta in Italia – ricorda le vittime della violenza da arma da fuoco a New York, Rio de Janeiro o Johannesburg. Giovani che non compiranno mai 21 anni. Il numero diventa simbolo di queste vite rubate. Coperti di graffiti, i corpi dei tre danzatori incarnano le parole delle vittime e delle loro famiglie, in un’atmosfera urbana infusa di sciamanesimo. Il poliedrico artista franco-maliano modula energie diverse per evocare la presenza invisibile di giovani le cui vite sono state bruscamente interrotte.
FOG approfondisce il lavoro dell’autore presentando in prima italiana anche i suoi cortometraggi Yasuke Kurosan, Never Twenty One e So Ava(il 21 marzo alle ore 18.00 all’Institut français di Milano). Una trilogia sul tema del colonialismo e della persistenza di riti ancestrali come affermazione identitaria.
Smaïl Kanouté ha studiato grafica e successivamente ha imparato a danzare sulle strade francesi, brasiliane, maliane ed europee. Fondendo la danza con l’arte visiva, il suo lavoro coreografico diventa un dipinto di motivi che si muovono nello spazio. Raccogliendo storie da tutto il mondo e raccontando realtà sociali, la sua arte si ispira a diverse influenze artistiche e multiculturali. Attraverso il suo lavoro, invita il pubblico a intraprendere un viaggio di scoperta di sé stessi, condividendo la sua visione di bellezza e umanità. Kanouté vive e lavora a Parigi, dove ha fondato la compagnia Vivons. I suoi ultimi lavori indagano – attraveso diversi linguaggi – il tema del colonialismo e della persistenza di riti ancestrali come affermazione identitaria.