Courtesy Inga Sempé

Storia di una lampada. Dietro le quinte con Inga Sempé

26 giugno 2024

Il lavoro del designer è fatto di tempi pieni e vuoti, di lunghe attese e di ricerche frenetiche della soluzione “giusta”, quella che concilia forma e funzione in un bilanciamento armonico tra le due. La progettista francese, il cui lavoro è celebrato nella Casa imperfetta allestita nello spazio della Design Platform al termine del Museo del Design Italiano, ci ha raccontato com’è nata una delle sue creazioni più recenti.

Courtesy Inga Sempé

Courtesy Inga Sempé

Nel corso degli ultimi mesi ho avuto modo di parlare a più riprese con Inga Sempé attraverso un filo telematico che ha collegato Milano con il suo studio nel decimo arrondissement di Parigi, a due passi dal Canal Saint-Martin. Una cosa che ho potuto notare è come la designer francese ami mostrare l’envers du décor, per dirlo nella sua lingua natale: il dietro le quinte dei progetti, ma anche le piccole imperfezioni e gli elementi di discontinuità che si nascondono dietro la facciata patinata delle cose. Questa intenzione è anche alla base della mostra-manifesto Inga Sempé. La casa imperfetta, progettata insieme a Marco Sammicheli e dedicata al proprio lavoro, in cui mobili e oggetti disegnati nell’arco di un ventennio sono esposti nel museo come in un interno domestico, ricreato senza omettere le tracce del passaggio di chi lo abita quotidianamente, dalla lista della spesa abbozzata su una lavagnetta alle candele consumate.

Courtesy Inga Sempé

Courtesy Inga Sempé

Nello stesso stile, quando le ho chiesto di ripercorrere le tappe principali del proprio processo attraverso la storia di un suo progetto recente, la lampada portatile Mousqueton realizzata per l’azienda danese Hay l’anno scorso, Sempé non ha nascosto i passaggi a vuoto e le difficoltà incontrate. “Ho ricevuto il brief nell’aprile 2020, proprio all’inizio del lockdown. Si parlava di una lampada a batteria e, anche se non era chiaramente indicato, ho pensato subito che si dovesse trattare di una lampada da esterno, robusta come un’attrezzatura militare per poter essere usata senza troppe cautele anche in mezzo alla natura. Il mio obiettivo era che fosse possibile appenderla indifferentemente al ramo di un albero o a una corda sospesa tra due punti, o ancora appoggiarla su un bastone piantato nel terreno per illuminare la tovaglia durante un picnic. Ho passato i sei mesi successivi a rincorrere l’idea giusta, a fare disegni e modellini che finivano subito nella pattumiera e, come quasi tutti in quel periodo, a preparare torte”. Figlia di due artisti, l’illustratore Jean-Jacques Sempé e la pittrice danese Mette Ivers, la designer non ha mai creduto nella favola dell’”ispirazione geniale”, al contrario, è stata educata fin dall’infanzia all’idea che la creatività, in qualunque forma si concretizzi, sia necessariamente frutto di esercizio e perseveranza. 

Courtesy Inga Sempé

Courtesy Inga Sempé

Come il nome stesso suggerisce, la struttura metallica di Mousqueton ricalca quella di un moschettone, il gancio di metallo con un lato apribile usato per esempio dagli alpinisti per assicurare le corde ai supporti in parete. “Ho capito che questa soluzione era quella giusta perché facile da usare, si apre e si chiude e quindi consente di appendere la lampada a un supporto che non ha un’estremità aperta, una cosa che sarebbe stata impossibile con un gancio ad anello standard”, ha spiegato. “Volevo lasciare all’utilizzatore la maggior libertà possibile. Il moschettone, poi, ci ha dato una serie di grattacapi: era sempre troppo faticoso da sganciare o, al contrario, troppo debole. Abbiamo sperimentato diversi meccanismi di apertura, verso l’alto o laterale, e abbiamo scelto il secondo perché ci consentiva di agganciare la lampada a rami o corde dal diametro più importante”. Un riflettore a forma di cono posizionato a metà strada tra la base e il paralume, inoltre, permette sia di diffondere la luce in maniera morbida, sia di fissare la lampada a un palo come desiderato dalla designer. “Era importante che questo sistema non si notasse quando la lampada veniva usata in altri modi. In generale, so di aver trovato l’idea giusta quando la funzione c’è ma non si vede, quando scompare dietro una leggerezza apparente”.

Inga Sempé

"In generale, so di aver trovato l’idea giusta quando la funzione c’è ma non si vede, quando scompare dietro una leggerezza apparente"

Tra i primi schizzi e l’uscita di Mousqueton sono passati due anni e mezzo: un periodo lungo costellato da prove ed errori, da tantissimi aggiustamenti successivi e da un incessante viavai di pacchi contenenti modellini e prototipi tra la sede di Hay nello Jutland centrale e il centro di Parigi. Anche le tre varianti di colore del paralume – il bianco, l’acciaio e un rosso che tende al marrone – sono state definite solo dopo aver vagliato diverse alternative, dalle sfumature di verde tipiche dei mobili da giardino al blu. “Un iter di questo tipo è del tutto normale”, ha spiegato Sempé. “Ci sono quasi sempre delle impossibilità tecniche o economiche che ci costringono a rilavorare il prodotto, dei dettagli da rivedere seguendo le indicazioni fornite dall’azienda, piccoli problemi che sul momento sembrano enormi ma si dimenticano non appena vengono risolti. In studio di solito lavoriamo su cinque o sei progetti in contemporanea e ognuno ha delle ramificazioni che possono portare frutti in tempi diversi”.

Courtesy Inga Sempé

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